domenica 16 novembre 2008
Ministro Gelmini, che pena
L'unica risposta che so darmi alla domanda "ma perché all'Istruzione e all'Università mettono sempre ministri di così poco spessore?" è che così essi si limiteranno ad avallare le decisioni di altri. La Gelmini, se non è stupida, cosa che non so dire, l'avrà capito benissimo, ma le conviene fingere lo stesso. Un posto di ministro fa gola ad una trentacinquenne principiante di politica, e non solo di quello.
Parliamo dell'ultima uscita di questa autodichiaratasi pasdaran della qualità della ricerca e della lotta ai baroni. Cito dal sito de La Repubblica:
Fra gli obiettivi della riforma c'è quello di cancellare "l'ideologia dell'egualitarismo": "Vogliamo cancellare dalla scuola e dall'università l'ideologia dell'egualitarismo, del 18 o del 6 politico a tutti, e lo vogliamo fare perché abbiamo fiducia nelle persone".
Ora, chiunque ne sappia un minimo di università è al corrente del fatto che se in Italia c'è un problema, non è quello del 18 politico, ma al contrario dell'elevato numero di abbandoni. Nelle facoltà di Ingegneria si sfiora il 50% e non è che chi come me è dall'altra parte della cattedra si diverta un granché, a bocciare. Perché bocciare uno studente significa fargli l'esame due o più volte.
No, cara ministra, quell'aria di santarellina non basta per convincermi delle tue bugie. Confessa che anziché spender soldi per l'Università il tuo governo preferisce elargire regalie agli autotrasportatori, agli amichetti dell'Alitalia o cancellare l'ICI per le case degli abbienti. Non sono esempi ipotetici, ma autentici denari dirottati dalle casse degli atenei verso quelle destinazioni dal precedente e dall'attuale governo. L'ICI poi: pagavo 140€, una briciola in confronto ai 20.000 di IRPEF. In cambio, avrei continuato volentieri a pagare quella tassa. Tanto più che i soldi andavano al mio comune. Ma sto divagando. Dì, cara Gelmini, che secondo il tuo miope governo ogni altro possibile impiego per il denaro pubblico è meglio che darlo all'Università. Ammettilo. Guadagnerai un simpatizzante.
Parliamo dell'ultima uscita di questa autodichiaratasi pasdaran della qualità della ricerca e della lotta ai baroni. Cito dal sito de La Repubblica:
Fra gli obiettivi della riforma c'è quello di cancellare "l'ideologia dell'egualitarismo": "Vogliamo cancellare dalla scuola e dall'università l'ideologia dell'egualitarismo, del 18 o del 6 politico a tutti, e lo vogliamo fare perché abbiamo fiducia nelle persone".
Ora, chiunque ne sappia un minimo di università è al corrente del fatto che se in Italia c'è un problema, non è quello del 18 politico, ma al contrario dell'elevato numero di abbandoni. Nelle facoltà di Ingegneria si sfiora il 50% e non è che chi come me è dall'altra parte della cattedra si diverta un granché, a bocciare. Perché bocciare uno studente significa fargli l'esame due o più volte.
No, cara ministra, quell'aria di santarellina non basta per convincermi delle tue bugie. Confessa che anziché spender soldi per l'Università il tuo governo preferisce elargire regalie agli autotrasportatori, agli amichetti dell'Alitalia o cancellare l'ICI per le case degli abbienti. Non sono esempi ipotetici, ma autentici denari dirottati dalle casse degli atenei verso quelle destinazioni dal precedente e dall'attuale governo. L'ICI poi: pagavo 140€, una briciola in confronto ai 20.000 di IRPEF. In cambio, avrei continuato volentieri a pagare quella tassa. Tanto più che i soldi andavano al mio comune. Ma sto divagando. Dì, cara Gelmini, che secondo il tuo miope governo ogni altro possibile impiego per il denaro pubblico è meglio che darlo all'Università. Ammettilo. Guadagnerai un simpatizzante.
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mercoledì 5 novembre 2008
Università e baroni
Di Università, in questi tempi, è piena la rete. Così mi sento esonerato dall'obbligo di spiegare se e cosa c'è che non va nell'azione del governo in carica. Lo fanno meglio di me insigni studiosi, ottimi giornalisti, persino Nature definisce "suicidi" i provvedimenti presi.
Così, mi sento autorizzato a esprimere solo il mio stato d'animo, che è di grande amarezza.
Non ho votato il governo Berlusconi. Tuttavia riconosco che esso esprime la posizione e le idee di gran parte degli italiani. Esprime l'opposizione, a volte più che giustificata, all'arroganza, all'inefficienza, all'autoreferenzialità di molte strutture pubbliche, ministeri, scuole, magistratura, università appunto. Fin qui li capisco. Ma quello che proprio non capisco è la sensazione di rivalsa, quasi di liberazione, che fin troppo evidentemente traspare dalla loro stampa di fronte allo strangolamento dell'Università pubblica. Di fronte a norme che possono un pochino disturbare i "baroni" e le consorterie che gestiscono i corsi di laurea con un solo studente, forse, ma che certamente mettono in ginocchio i corsi di laurea che di studenti ne hanno trecento e gli studiosi che non hanno altri fondi cui attingere per la ricerca se non quelli pubblici. A volte penso che questa gente non sarebbe affatto turbata se le chiudessero proprio, le Università. Ma bisogna dir loro che sono come quel marito che per fare dispetto alla moglie si tagliò i coglioni.
Allora, diciamolo chiaramente: l'Università non è dei baroni o dei comunisti. E' di tutti. Danneggiarla è come disboscare. Significa porre le premesse per un'ulteriore arretramento del nostro Paese. Non bisogna tagliare fondi alle Università: bisogna aumentarli.
Se poi riusciranno a licenziare i fancazzisti e a tagliare i rami secchi io, che spesso accendo la luce nel mio corridoio la mattina e la sera la spengo, sarò felice. E con me la maggior parte dei docenti universitari.
Così, mi sento autorizzato a esprimere solo il mio stato d'animo, che è di grande amarezza.
Non ho votato il governo Berlusconi. Tuttavia riconosco che esso esprime la posizione e le idee di gran parte degli italiani. Esprime l'opposizione, a volte più che giustificata, all'arroganza, all'inefficienza, all'autoreferenzialità di molte strutture pubbliche, ministeri, scuole, magistratura, università appunto. Fin qui li capisco. Ma quello che proprio non capisco è la sensazione di rivalsa, quasi di liberazione, che fin troppo evidentemente traspare dalla loro stampa di fronte allo strangolamento dell'Università pubblica. Di fronte a norme che possono un pochino disturbare i "baroni" e le consorterie che gestiscono i corsi di laurea con un solo studente, forse, ma che certamente mettono in ginocchio i corsi di laurea che di studenti ne hanno trecento e gli studiosi che non hanno altri fondi cui attingere per la ricerca se non quelli pubblici. A volte penso che questa gente non sarebbe affatto turbata se le chiudessero proprio, le Università. Ma bisogna dir loro che sono come quel marito che per fare dispetto alla moglie si tagliò i coglioni.
Allora, diciamolo chiaramente: l'Università non è dei baroni o dei comunisti. E' di tutti. Danneggiarla è come disboscare. Significa porre le premesse per un'ulteriore arretramento del nostro Paese. Non bisogna tagliare fondi alle Università: bisogna aumentarli.
Se poi riusciranno a licenziare i fancazzisti e a tagliare i rami secchi io, che spesso accendo la luce nel mio corridoio la mattina e la sera la spengo, sarò felice. E con me la maggior parte dei docenti universitari.
sabato 13 settembre 2008
A proposito di sondaggi
E' interessante confrontare due "sondaggi" sullo stesso tema, di Repubblica e di SkytTg24.
Di chi è la colpa? Secondo il sondaggio di Sky, solo il 36% indica i politici, mentre su Repubblica il 60% indica il governo in carica (e il 2% il governo Prodi).
Non venitemi a dire che non sospettate anche voi che la macchina berlusconiana si metta in moto ad ogni sondaggio lanciato da SkyTg24. Come lasciano credere i risultati bulgari sulle uscite tonitruanti dello Psiconano sull'Europa.
Sarebbe un motivo di piuù per smetterla di farli. Errare è umano, ma perseverare...
Di chi è la colpa? Secondo il sondaggio di Sky, solo il 36% indica i politici, mentre su Repubblica il 60% indica il governo in carica (e il 2% il governo Prodi).
Non venitemi a dire che non sospettate anche voi che la macchina berlusconiana si metta in moto ad ogni sondaggio lanciato da SkyTg24. Come lasciano credere i risultati bulgari sulle uscite tonitruanti dello Psiconano sull'Europa.
Sarebbe un motivo di piuù per smetterla di farli. Errare è umano, ma perseverare...
venerdì 12 settembre 2008
Zingari e imbecilli
Non so se sia peggio essere contornato da zingari o imbecilli, comunque nella storia della bimba albanese che per un paio di giorni è stata scambiata per Denise Pipitone ci sono entrambi.
Zingara è, o pare, la mamma della bimba.
Imbecille è la turista italiana che, animata da smania di protagonismo, corre dalla polizia per riferire di aver visto una bimba somigliante a Denise. Cazzo, ci deve avere un photoshop nel cervello questa turista, per identificare una bambina scomparsa da quattro anni. Però, diciamocela tutta, un tantino avrà influito anche il fatto che stava con una zingara, nevvero. Si sa che gli zingari rubano i bambini. Anche se nessun poliziotto non li becca mai e se nessun magistrato li incrimina. Perché li rubano, poi? Forse perché ne hanno così tanti dei loro che sono come drogati e vogliono anche quelli degli altri. Be' comunque il 13 maggio l'hanno beccata una, a Napoli, mentre tentava di rapire un neonata. Gliel'hanno fatta pagare: bruciato il campo nomadi. Strano però che non arrivi ancora l'incriminazione da parte del giudice. Sarà un giudice comunista.
Imbecille è pure chi sbatte in galera la zingara sulla testimonianza della mitomane. Ah sì, la zingara è caduta in contraddizione. Forse le avranno chiesto di che colore aveva i capelli e si sarà sbagliata. Peccato che il test del DNA confermi la parentela. Ma che contraddizione poteva essere quella della zingara, allora? Qualcosa tipo: "è mia figlia, non l'ho rapita, non è figlia d'altri, è nata nel 2000, non l'ho rapita, non è mia figlia, no, volevo dire è mia figlia" AHAHAH ti sei tradita, eh?
Imbecilli tutti noi, ma soprattutto i giornalisti, ad amplificare mezze verità e castronerie intere, ma sempre nella stessa direzione: la bambina parla italiano; il test del DNA prova che la zingara non è la madre; la zingara ha un comportamento sospetto; e via dicendo.
Spero che nessuno mi metta mai in galera perché un passante sostiene che mia figlia è in realtà una bambina rapita tempo fa e non più ritrovata. No, non mi succederà mai. Non sono uno zingaro.
Zingara è, o pare, la mamma della bimba.
Imbecille è la turista italiana che, animata da smania di protagonismo, corre dalla polizia per riferire di aver visto una bimba somigliante a Denise. Cazzo, ci deve avere un photoshop nel cervello questa turista, per identificare una bambina scomparsa da quattro anni. Però, diciamocela tutta, un tantino avrà influito anche il fatto che stava con una zingara, nevvero. Si sa che gli zingari rubano i bambini. Anche se nessun poliziotto non li becca mai e se nessun magistrato li incrimina. Perché li rubano, poi? Forse perché ne hanno così tanti dei loro che sono come drogati e vogliono anche quelli degli altri. Be' comunque il 13 maggio l'hanno beccata una, a Napoli, mentre tentava di rapire un neonata. Gliel'hanno fatta pagare: bruciato il campo nomadi. Strano però che non arrivi ancora l'incriminazione da parte del giudice. Sarà un giudice comunista.
Imbecille è pure chi sbatte in galera la zingara sulla testimonianza della mitomane. Ah sì, la zingara è caduta in contraddizione. Forse le avranno chiesto di che colore aveva i capelli e si sarà sbagliata. Peccato che il test del DNA confermi la parentela. Ma che contraddizione poteva essere quella della zingara, allora? Qualcosa tipo: "è mia figlia, non l'ho rapita, non è figlia d'altri, è nata nel 2000, non l'ho rapita, non è mia figlia, no, volevo dire è mia figlia" AHAHAH ti sei tradita, eh?
Imbecilli tutti noi, ma soprattutto i giornalisti, ad amplificare mezze verità e castronerie intere, ma sempre nella stessa direzione: la bambina parla italiano; il test del DNA prova che la zingara non è la madre; la zingara ha un comportamento sospetto; e via dicendo.
Spero che nessuno mi metta mai in galera perché un passante sostiene che mia figlia è in realtà una bambina rapita tempo fa e non più ritrovata. No, non mi succederà mai. Non sono uno zingaro.
venerdì 20 giugno 2008
I presudosondaggi di Sky Tg24
Normalmente rifuggo dal turpiloquio. Mi sembra una scorciatoia lessicale troppo breve. Però stasera l'ennesimo sondaggio di Sky me le ha fatte proprio girare. Così ho scritto la seguente e-mail per la redazione:
"Oggetto: sondaggi fasulli"
Sarebbe il caso di smetterla di fare questi sondaggi del cavolo. L'hanno capito ormai tutti che come ve ne uscite con un sondaggio sul governo parte una telefonata da Arcore e tutti i lecchini del Berlusca votano come devono. La novità di stasera, che l'83% degli italiani sarebbero d'accordo con l'ultima cazzata sparata dallo psiconano sull'Europa fa veramente ridere. Per non parlare delle intercettazioni.
Soprattutto: tutto ciò vi squalifica come telegiornale obiettivo."
Per chi non è informato: Sky Tg24 effettua quotidianamente un sondaggio su argomenti di attualità, al quale è possibile rispondere premendo il telecomando Sky o via internet. Osservo che il termine sondaggio è del tutto fuori luogo in quanto si sa bene che questo tipo di indagine dà risultati del tutto inaffidabili. Ciò è riconosciuto sul sito internet, mentre non vi si fa menzione in TV. Il motivo per cui si fanno questi sondaggi è facilmente intuibile: per rispondere con il telecomando occorre collegare il decoder alla linea telefonica. La via a cedere alla tentazione di acquistare un qualche evento risulta così accorciata. Però l'occasione di sfruttare questi eventi per propaganda politica è troppo ghiotta e si ottengono risultati ridicoli come:
"Berlusconi: All'Europa serve un drizzone, va sottratta alla burocrazia e restituita ai popoli. Sei d'accordo?" Risposta: sì all'83%; "Sei favorevole alla misura nel Ddl sulle intercettazioni che prevede fino a 3 anni di carcere per chi le pubblica?" Risposta: sì al 65% XD
All'Europa serve un drizzone! Ma come parla il nostro presidente del Consiglio? Vuole "drizzarla" lui la schiena all'Europa? Ma andiamo, se stanno ancora ridendo per la figuraccia che fece nel Parlamento Europeo!
"Oggetto: sondaggi fasulli"
Sarebbe il caso di smetterla di fare questi sondaggi del cavolo. L'hanno capito ormai tutti che come ve ne uscite con un sondaggio sul governo parte una telefonata da Arcore e tutti i lecchini del Berlusca votano come devono. La novità di stasera, che l'83% degli italiani sarebbero d'accordo con l'ultima cazzata sparata dallo psiconano sull'Europa fa veramente ridere. Per non parlare delle intercettazioni.
Soprattutto: tutto ciò vi squalifica come telegiornale obiettivo."
Per chi non è informato: Sky Tg24 effettua quotidianamente un sondaggio su argomenti di attualità, al quale è possibile rispondere premendo il telecomando Sky o via internet. Osservo che il termine sondaggio è del tutto fuori luogo in quanto si sa bene che questo tipo di indagine dà risultati del tutto inaffidabili. Ciò è riconosciuto sul sito internet, mentre non vi si fa menzione in TV. Il motivo per cui si fanno questi sondaggi è facilmente intuibile: per rispondere con il telecomando occorre collegare il decoder alla linea telefonica. La via a cedere alla tentazione di acquistare un qualche evento risulta così accorciata. Però l'occasione di sfruttare questi eventi per propaganda politica è troppo ghiotta e si ottengono risultati ridicoli come:
"Berlusconi: All'Europa serve un drizzone, va sottratta alla burocrazia e restituita ai popoli. Sei d'accordo?" Risposta: sì all'83%; "Sei favorevole alla misura nel Ddl sulle intercettazioni che prevede fino a 3 anni di carcere per chi le pubblica?" Risposta: sì al 65% XD
All'Europa serve un drizzone! Ma come parla il nostro presidente del Consiglio? Vuole "drizzarla" lui la schiena all'Europa? Ma andiamo, se stanno ancora ridendo per la figuraccia che fece nel Parlamento Europeo!
sabato 14 giugno 2008
Il biglietto non timbrato
Premetto: questo, più che un blog, è un diario privato che affido alla rete, forse perché affascinato dal fatto che anche se non lo legge nessuno, qualcuno lo potrebbe leggere.
Non che mi manchino le cose da scrivere: me ne manca tuttavia il tempo. Se avessi 48 ore al giorno, posterei quotidianamente i miei pensieri. Soprattutto quelli controcorrente. Per dire, c'è il 90% di probabilità che io la pensi in modo radicalmente diverso da te sugli zingari e sulla politica internazionale. Anche su Alitalia, sull'abolizione dell'ICI e tant'altro. Ma forse non lo saprai mai (e vivrai ugualmente bene).
Mi sono imbattuto nel blog "Noticketonthebus" di kingfreak, controllore che racconta le sue vicissitudini, in modo quasi poetico direi, e contemporaneamente si propone di migliorare il senso civico al riguardo. Complimenti vivissimi a kingfreak perché una sintesi migliore dei due obiettivi sarebbe davvero impossibile.
Giusto perché mi piace essere controcorrente, ma senza intenzione di contrapposizione, vorrei raccontare una storia in cui il "buono" è l'abusivo e il "cattivo" è il controllore; è una storia vera.
Roma, l'una di una rovente giornata di luglio. Il professor Krupp e la professoressa Meyer, matematici di fama internazionale (ho cambiato i nomi ma loro esistono veramente) aspettano da lungo tempo l'autobus. Il professore brandisce i due biglietti in mano, come se tenerli così, pronti, possa velocizzare l'arrivo del mezzo pubblico. Il fisico esile della professoressa è un po' spossato da un'afa alla quale non è abituata. Lei non vorrebbe darlo a vedere, ma il professor Krupp lo capisce. Ci si potrebbe chiedere perché non prendono il taxi. Il fatto è che entrambi sono abituati all'autobus. Nelle loro città, infatti, si muovono esclusivamente con i mezzi pubblici, funzionanti e puntuali. Tanto che nessuno di loro due ha ritenuto di dover comprare un'automobile. L'attesa si prolunga fino a quasi una mezz'ora, quando finalmente l'autobus arriva.
Ahimé, è pieno. La gente sale da tutte e tre le porte, inclusa quella centrale che sarebbe riservata alla discesa. Il professor Krupp dà un'occhiata alla sua collega. Gli pare di scorgere sul suo viso un moto di scoramento. La sua onorabilità di gentiluomo vecchio stampo è sollecitata a proteggere la damigella in difficoltà; quindi, sentendosi in dovere di prendere in mano la situazione, decide. "Kommen Sie mit, bitte" dice alla collega, e trova un varco nella porta centrale. Per di più, quasi miracolosamente, un posto liberatosi proprio accanto alla porta in occasione della discesa è vicino. Con decisione aiuta la professoressa Meyer ad accomodarsi. Scambia qualche parola di conforto con lei, forse si attarda un po', cullandosi in questo successo cavalleresco. Poi viene il momento di timbrare il biglietto. Tuttavia, non è esattamente facile per lui andare controcorrente nell'autobus pieno, per raggiungere la timbratrice posta di fronte alla porta posteriore. Fatto sta che il controllore sale nel momento stesso in cui la raggiunge.
Bisogna dire che, come ogni vero scienziato, il professor Krupp non assomiglia affatto a uno scienziato. Direi piuttosto che ha l'aria di un barbone o di un immigrato clandestino. Per lui, ottenere di entrare in una banca italiana è un vero dramma. Fatto sta che questo dà la certezza al controllore di aver centrato il bersaglio. Così gli si stampa un sorrisetto ironico sul volto e lo apostrofa dandogli maleducatamente del tu: "Ma guarda un po', ti ricordi di timbrare solo quando vedi il controllore, eh?". Krupp parla un italiano quasi perfetto, anche se con un evidente accento teutonico. "Ach, mi zcuzi tanto, il autobus era pieno, la mia collega è tanto stanka, io ho fatto setere lei poi sono venuto qva a timprare." Ma la vecchia volpe reduce di Rio Tradito (scusa kingfreak) non si fa certo impressionare dalla solita scusa da quattro soldi.
Ne nasce una discussione. Non direi un alterco, perché il professor Krupp è uomo assai pacato e sarebbe dispostissimo a pagare anche la multa; non, però, a subire le illazioni ironiche sulla propria onestà. (Ho visto come fanno le multe nel suo paese: "...e la prossima volta ricordi che questo tipo di biglietto non è valido qui, signore.") Capisce che sull'atteggiamento del controllore influisce il suo atteggiamento dimesso, tira fuori un foglio con l'intestazione del Ministero degli Esteri e spiega che è qui su invito del Governo Italiano e che insomma gli si può credere se dice che il biglietto (pagato in anticipo, peraltro) lo voleva timbrare. Nulla da fare. Il caldo comincia a irritare anche il professor Krupp, che spazientito taglia corto: "I don't speak Italian." Un vero assist per il controllore, novello Sherlock Holmes, che trionfante esclama: "Ah, prima l'italiano lo sai e improvvisamente non lo sai più! Ma guarda che strano!"
La faccenda durerebbe forse ancora a lungo. Tuttavia diversi viaggiatori avevano notato le mosse della coppia e forse anche le condizioni della collega. Così un paio di donne confermano al controllore che la coppia effettivamente era appena salita. Rovinandogli così, forse, una giornata già poco gradevole in sé.
Naturalmente, durante questa vicenda, i numerosi abusivi che popolano ogni autobus romano, scendono, lasciandolo mezzo vuoto.
Non che mi manchino le cose da scrivere: me ne manca tuttavia il tempo. Se avessi 48 ore al giorno, posterei quotidianamente i miei pensieri. Soprattutto quelli controcorrente. Per dire, c'è il 90% di probabilità che io la pensi in modo radicalmente diverso da te sugli zingari e sulla politica internazionale. Anche su Alitalia, sull'abolizione dell'ICI e tant'altro. Ma forse non lo saprai mai (e vivrai ugualmente bene).
Mi sono imbattuto nel blog "Noticketonthebus" di kingfreak, controllore che racconta le sue vicissitudini, in modo quasi poetico direi, e contemporaneamente si propone di migliorare il senso civico al riguardo. Complimenti vivissimi a kingfreak perché una sintesi migliore dei due obiettivi sarebbe davvero impossibile.
Giusto perché mi piace essere controcorrente, ma senza intenzione di contrapposizione, vorrei raccontare una storia in cui il "buono" è l'abusivo e il "cattivo" è il controllore; è una storia vera.
Roma, l'una di una rovente giornata di luglio. Il professor Krupp e la professoressa Meyer, matematici di fama internazionale (ho cambiato i nomi ma loro esistono veramente) aspettano da lungo tempo l'autobus. Il professore brandisce i due biglietti in mano, come se tenerli così, pronti, possa velocizzare l'arrivo del mezzo pubblico. Il fisico esile della professoressa è un po' spossato da un'afa alla quale non è abituata. Lei non vorrebbe darlo a vedere, ma il professor Krupp lo capisce. Ci si potrebbe chiedere perché non prendono il taxi. Il fatto è che entrambi sono abituati all'autobus. Nelle loro città, infatti, si muovono esclusivamente con i mezzi pubblici, funzionanti e puntuali. Tanto che nessuno di loro due ha ritenuto di dover comprare un'automobile. L'attesa si prolunga fino a quasi una mezz'ora, quando finalmente l'autobus arriva.
Ahimé, è pieno. La gente sale da tutte e tre le porte, inclusa quella centrale che sarebbe riservata alla discesa. Il professor Krupp dà un'occhiata alla sua collega. Gli pare di scorgere sul suo viso un moto di scoramento. La sua onorabilità di gentiluomo vecchio stampo è sollecitata a proteggere la damigella in difficoltà; quindi, sentendosi in dovere di prendere in mano la situazione, decide. "Kommen Sie mit, bitte" dice alla collega, e trova un varco nella porta centrale. Per di più, quasi miracolosamente, un posto liberatosi proprio accanto alla porta in occasione della discesa è vicino. Con decisione aiuta la professoressa Meyer ad accomodarsi. Scambia qualche parola di conforto con lei, forse si attarda un po', cullandosi in questo successo cavalleresco. Poi viene il momento di timbrare il biglietto. Tuttavia, non è esattamente facile per lui andare controcorrente nell'autobus pieno, per raggiungere la timbratrice posta di fronte alla porta posteriore. Fatto sta che il controllore sale nel momento stesso in cui la raggiunge.
Bisogna dire che, come ogni vero scienziato, il professor Krupp non assomiglia affatto a uno scienziato. Direi piuttosto che ha l'aria di un barbone o di un immigrato clandestino. Per lui, ottenere di entrare in una banca italiana è un vero dramma. Fatto sta che questo dà la certezza al controllore di aver centrato il bersaglio. Così gli si stampa un sorrisetto ironico sul volto e lo apostrofa dandogli maleducatamente del tu: "Ma guarda un po', ti ricordi di timbrare solo quando vedi il controllore, eh?". Krupp parla un italiano quasi perfetto, anche se con un evidente accento teutonico. "Ach, mi zcuzi tanto, il autobus era pieno, la mia collega è tanto stanka, io ho fatto setere lei poi sono venuto qva a timprare." Ma la vecchia volpe reduce di Rio Tradito (scusa kingfreak) non si fa certo impressionare dalla solita scusa da quattro soldi.
Ne nasce una discussione. Non direi un alterco, perché il professor Krupp è uomo assai pacato e sarebbe dispostissimo a pagare anche la multa; non, però, a subire le illazioni ironiche sulla propria onestà. (Ho visto come fanno le multe nel suo paese: "...e la prossima volta ricordi che questo tipo di biglietto non è valido qui, signore.") Capisce che sull'atteggiamento del controllore influisce il suo atteggiamento dimesso, tira fuori un foglio con l'intestazione del Ministero degli Esteri e spiega che è qui su invito del Governo Italiano e che insomma gli si può credere se dice che il biglietto (pagato in anticipo, peraltro) lo voleva timbrare. Nulla da fare. Il caldo comincia a irritare anche il professor Krupp, che spazientito taglia corto: "I don't speak Italian." Un vero assist per il controllore, novello Sherlock Holmes, che trionfante esclama: "Ah, prima l'italiano lo sai e improvvisamente non lo sai più! Ma guarda che strano!"
La faccenda durerebbe forse ancora a lungo. Tuttavia diversi viaggiatori avevano notato le mosse della coppia e forse anche le condizioni della collega. Così un paio di donne confermano al controllore che la coppia effettivamente era appena salita. Rovinandogli così, forse, una giornata già poco gradevole in sé.
Naturalmente, durante questa vicenda, i numerosi abusivi che popolano ogni autobus romano, scendono, lasciandolo mezzo vuoto.
domenica 17 febbraio 2008
TRADITA LA FIDUCIA DEI CLIENTI DI BANCA INTESA
Gli ultimi a sapere della cessione di 36 sportelli da Banca Intesa a Veneto Banca sono stati i clienti, cioè coloro verso i quali una banca seria ha il massimo dovere di correttezza. Alcuni hanno avuto un preavviso di appena una settimana, cioè un lasso di tempo in cui è impossibile rendere pienamente operativo un nuovo c/c presso un diverso istituto di credito. Se si considera che i lavori di trasloco e cambiamento di insegne sono già cominciati il 16 febbraio, si capisce che i tempi per un tempestivo avviso c’erano. Non è azzardato affermare che l’unico motivo per cui non si è fatto è stato per imporre ai clienti il passaggio a Veneto Banca. Si configura, in definitiva, una vera e propria compravendita di clienti che, seppur lecita, sussistendo il diritto di recesso, è atto sleale nei confronti di tutti coloro che avevano creduto di poter affidare con tranquillità a Banca Intesa la delicata gestione delle proprie finanze e risparmi.
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Banca Intesa,
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Veneto Banca
sabato 9 febbraio 2008
BOIKOTT BANCA INTESA!
Ieri ho ricevuto la seguente missiva da Banca Intesa:
"Gentile Cliente,
a seguito della fusione a suo tempo avvenuta fra Intesa e Sanpaolo, e dei conseguenti riflessi normativi, è prevista la cessione di alcune nostre Filiali in Italia.
In particolare, la Filiale nella quale Lei intrattiene i rapporti, dal 18 p.v. entrerà a far parte di Veneto Banca S.p.A., primaria controparte bancaria con 133 sportelli sul territorio." Eccetera.
Leggo queste righe asettiche e tardo a capire che mi comunicano di avermi venduto a un'altra banca come fossi un calciatore, senza però alcuna contropartita. Così l'incazzatura monta lentamente, mentre medito sulle conseguenze di tutto ciò. Realizzo che dovrò cercarmi una nuova banca, perché è chiaro che i miei pochi soldi a questi felloni non glieli farò tenere. Nuove carte di credito, ma soprattutto mesi di tempo prima che il sistema delle domiciliazioni cominci a funzionare a dovere (ne ho avuta faticosa esperienza già una volta in passato...). Intanto comincio con lo scrivere a Banca Intesa l'e-mail che copio e incollo qui sotto. Lo so, non serve a niente, ma intanto almeno un pochino mi sfogo.
"In relazione all'informativa con cui mi comunicate, con appena 15 giorni d'anticipo, del trasferimento dei miei rapporti a Veneto Banca, con i conseguenti disagi, tra cui le probabili variazioni di condizioni, ho solo un semplice commento da fare:
VERGOGNA!
"Gentile Cliente,
a seguito della fusione a suo tempo avvenuta fra Intesa e Sanpaolo, e dei conseguenti riflessi normativi, è prevista la cessione di alcune nostre Filiali in Italia.
In particolare, la Filiale nella quale Lei intrattiene i rapporti, dal 18 p.v. entrerà a far parte di Veneto Banca S.p.A., primaria controparte bancaria con 133 sportelli sul territorio." Eccetera.
Leggo queste righe asettiche e tardo a capire che mi comunicano di avermi venduto a un'altra banca come fossi un calciatore, senza però alcuna contropartita. Così l'incazzatura monta lentamente, mentre medito sulle conseguenze di tutto ciò. Realizzo che dovrò cercarmi una nuova banca, perché è chiaro che i miei pochi soldi a questi felloni non glieli farò tenere. Nuove carte di credito, ma soprattutto mesi di tempo prima che il sistema delle domiciliazioni cominci a funzionare a dovere (ne ho avuta faticosa esperienza già una volta in passato...). Intanto comincio con lo scrivere a Banca Intesa l'e-mail che copio e incollo qui sotto. Lo so, non serve a niente, ma intanto almeno un pochino mi sfogo.
"In relazione all'informativa con cui mi comunicate, con appena 15 giorni d'anticipo, del trasferimento dei miei rapporti a Veneto Banca, con i conseguenti disagi, tra cui le probabili variazioni di condizioni, ho solo un semplice commento da fare:
VERGOGNA!
Per quanto riguarda, nel mio piccolo cercherò di fare in modo che il vantaggio che Vi aspettate da questa operazione sia compensato da una perdita di dieci volte tanto in termini di pubblicità negativa."
Aggiornamento (16/2/08)
Premesso che sui tempi della comunicazione ho commesso un'imprecisione, nel senso che il preavviso mi è arrivato in realtà con 10 giorni di anticipo, che con il fine settimana si riducono a 7, sono venuto a sapere, leggendo il forum in www.adusbef.it, che se anche io chiedessi il trasferimento del c/c ad altro sportello, esso mi verrebbe negato. A conferma che il mio rapporto di c/c è stato proprio venduto. Vi so dire anche a quanto, approssimativamente: visto che Banca Intesa ha venduto 36 sportelli a Veneto Banca per 274,4 milioni di euro (fonte), la mia filiale con tutti i clienti dentro è costata circa 7,6 milioni. Considerando che il suo valore senza clienti sarebbe assai inferiore, facendo il conto di qualche migliaio di clienti, posso dedurne che sono stato venduto a circa 1000 €. Nel mio caso sono del tutto sprecati.
Aggiornamento (16/2/08)
Premesso che sui tempi della comunicazione ho commesso un'imprecisione, nel senso che il preavviso mi è arrivato in realtà con 10 giorni di anticipo, che con il fine settimana si riducono a 7, sono venuto a sapere, leggendo il forum in www.adusbef.it, che se anche io chiedessi il trasferimento del c/c ad altro sportello, esso mi verrebbe negato. A conferma che il mio rapporto di c/c è stato proprio venduto. Vi so dire anche a quanto, approssimativamente: visto che Banca Intesa ha venduto 36 sportelli a Veneto Banca per 274,4 milioni di euro (fonte), la mia filiale con tutti i clienti dentro è costata circa 7,6 milioni. Considerando che il suo valore senza clienti sarebbe assai inferiore, facendo il conto di qualche migliaio di clienti, posso dedurne che sono stato venduto a circa 1000 €. Nel mio caso sono del tutto sprecati.
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