sabato 14 giugno 2008
Il biglietto non timbrato
Premetto: questo, più che un blog, è un diario privato che affido alla rete, forse perché affascinato dal fatto che anche se non lo legge nessuno, qualcuno lo potrebbe leggere.
Non che mi manchino le cose da scrivere: me ne manca tuttavia il tempo. Se avessi 48 ore al giorno, posterei quotidianamente i miei pensieri. Soprattutto quelli controcorrente. Per dire, c'è il 90% di probabilità che io la pensi in modo radicalmente diverso da te sugli zingari e sulla politica internazionale. Anche su Alitalia, sull'abolizione dell'ICI e tant'altro. Ma forse non lo saprai mai (e vivrai ugualmente bene).
Mi sono imbattuto nel blog "Noticketonthebus" di kingfreak, controllore che racconta le sue vicissitudini, in modo quasi poetico direi, e contemporaneamente si propone di migliorare il senso civico al riguardo. Complimenti vivissimi a kingfreak perché una sintesi migliore dei due obiettivi sarebbe davvero impossibile.
Giusto perché mi piace essere controcorrente, ma senza intenzione di contrapposizione, vorrei raccontare una storia in cui il "buono" è l'abusivo e il "cattivo" è il controllore; è una storia vera.
Roma, l'una di una rovente giornata di luglio. Il professor Krupp e la professoressa Meyer, matematici di fama internazionale (ho cambiato i nomi ma loro esistono veramente) aspettano da lungo tempo l'autobus. Il professore brandisce i due biglietti in mano, come se tenerli così, pronti, possa velocizzare l'arrivo del mezzo pubblico. Il fisico esile della professoressa è un po' spossato da un'afa alla quale non è abituata. Lei non vorrebbe darlo a vedere, ma il professor Krupp lo capisce. Ci si potrebbe chiedere perché non prendono il taxi. Il fatto è che entrambi sono abituati all'autobus. Nelle loro città, infatti, si muovono esclusivamente con i mezzi pubblici, funzionanti e puntuali. Tanto che nessuno di loro due ha ritenuto di dover comprare un'automobile. L'attesa si prolunga fino a quasi una mezz'ora, quando finalmente l'autobus arriva.
Ahimé, è pieno. La gente sale da tutte e tre le porte, inclusa quella centrale che sarebbe riservata alla discesa. Il professor Krupp dà un'occhiata alla sua collega. Gli pare di scorgere sul suo viso un moto di scoramento. La sua onorabilità di gentiluomo vecchio stampo è sollecitata a proteggere la damigella in difficoltà; quindi, sentendosi in dovere di prendere in mano la situazione, decide. "Kommen Sie mit, bitte" dice alla collega, e trova un varco nella porta centrale. Per di più, quasi miracolosamente, un posto liberatosi proprio accanto alla porta in occasione della discesa è vicino. Con decisione aiuta la professoressa Meyer ad accomodarsi. Scambia qualche parola di conforto con lei, forse si attarda un po', cullandosi in questo successo cavalleresco. Poi viene il momento di timbrare il biglietto. Tuttavia, non è esattamente facile per lui andare controcorrente nell'autobus pieno, per raggiungere la timbratrice posta di fronte alla porta posteriore. Fatto sta che il controllore sale nel momento stesso in cui la raggiunge.
Bisogna dire che, come ogni vero scienziato, il professor Krupp non assomiglia affatto a uno scienziato. Direi piuttosto che ha l'aria di un barbone o di un immigrato clandestino. Per lui, ottenere di entrare in una banca italiana è un vero dramma. Fatto sta che questo dà la certezza al controllore di aver centrato il bersaglio. Così gli si stampa un sorrisetto ironico sul volto e lo apostrofa dandogli maleducatamente del tu: "Ma guarda un po', ti ricordi di timbrare solo quando vedi il controllore, eh?". Krupp parla un italiano quasi perfetto, anche se con un evidente accento teutonico. "Ach, mi zcuzi tanto, il autobus era pieno, la mia collega è tanto stanka, io ho fatto setere lei poi sono venuto qva a timprare." Ma la vecchia volpe reduce di Rio Tradito (scusa kingfreak) non si fa certo impressionare dalla solita scusa da quattro soldi.
Ne nasce una discussione. Non direi un alterco, perché il professor Krupp è uomo assai pacato e sarebbe dispostissimo a pagare anche la multa; non, però, a subire le illazioni ironiche sulla propria onestà. (Ho visto come fanno le multe nel suo paese: "...e la prossima volta ricordi che questo tipo di biglietto non è valido qui, signore.") Capisce che sull'atteggiamento del controllore influisce il suo atteggiamento dimesso, tira fuori un foglio con l'intestazione del Ministero degli Esteri e spiega che è qui su invito del Governo Italiano e che insomma gli si può credere se dice che il biglietto (pagato in anticipo, peraltro) lo voleva timbrare. Nulla da fare. Il caldo comincia a irritare anche il professor Krupp, che spazientito taglia corto: "I don't speak Italian." Un vero assist per il controllore, novello Sherlock Holmes, che trionfante esclama: "Ah, prima l'italiano lo sai e improvvisamente non lo sai più! Ma guarda che strano!"
La faccenda durerebbe forse ancora a lungo. Tuttavia diversi viaggiatori avevano notato le mosse della coppia e forse anche le condizioni della collega. Così un paio di donne confermano al controllore che la coppia effettivamente era appena salita. Rovinandogli così, forse, una giornata già poco gradevole in sé.
Naturalmente, durante questa vicenda, i numerosi abusivi che popolano ogni autobus romano, scendono, lasciandolo mezzo vuoto.
Non che mi manchino le cose da scrivere: me ne manca tuttavia il tempo. Se avessi 48 ore al giorno, posterei quotidianamente i miei pensieri. Soprattutto quelli controcorrente. Per dire, c'è il 90% di probabilità che io la pensi in modo radicalmente diverso da te sugli zingari e sulla politica internazionale. Anche su Alitalia, sull'abolizione dell'ICI e tant'altro. Ma forse non lo saprai mai (e vivrai ugualmente bene).
Mi sono imbattuto nel blog "Noticketonthebus" di kingfreak, controllore che racconta le sue vicissitudini, in modo quasi poetico direi, e contemporaneamente si propone di migliorare il senso civico al riguardo. Complimenti vivissimi a kingfreak perché una sintesi migliore dei due obiettivi sarebbe davvero impossibile.
Giusto perché mi piace essere controcorrente, ma senza intenzione di contrapposizione, vorrei raccontare una storia in cui il "buono" è l'abusivo e il "cattivo" è il controllore; è una storia vera.
Roma, l'una di una rovente giornata di luglio. Il professor Krupp e la professoressa Meyer, matematici di fama internazionale (ho cambiato i nomi ma loro esistono veramente) aspettano da lungo tempo l'autobus. Il professore brandisce i due biglietti in mano, come se tenerli così, pronti, possa velocizzare l'arrivo del mezzo pubblico. Il fisico esile della professoressa è un po' spossato da un'afa alla quale non è abituata. Lei non vorrebbe darlo a vedere, ma il professor Krupp lo capisce. Ci si potrebbe chiedere perché non prendono il taxi. Il fatto è che entrambi sono abituati all'autobus. Nelle loro città, infatti, si muovono esclusivamente con i mezzi pubblici, funzionanti e puntuali. Tanto che nessuno di loro due ha ritenuto di dover comprare un'automobile. L'attesa si prolunga fino a quasi una mezz'ora, quando finalmente l'autobus arriva.
Ahimé, è pieno. La gente sale da tutte e tre le porte, inclusa quella centrale che sarebbe riservata alla discesa. Il professor Krupp dà un'occhiata alla sua collega. Gli pare di scorgere sul suo viso un moto di scoramento. La sua onorabilità di gentiluomo vecchio stampo è sollecitata a proteggere la damigella in difficoltà; quindi, sentendosi in dovere di prendere in mano la situazione, decide. "Kommen Sie mit, bitte" dice alla collega, e trova un varco nella porta centrale. Per di più, quasi miracolosamente, un posto liberatosi proprio accanto alla porta in occasione della discesa è vicino. Con decisione aiuta la professoressa Meyer ad accomodarsi. Scambia qualche parola di conforto con lei, forse si attarda un po', cullandosi in questo successo cavalleresco. Poi viene il momento di timbrare il biglietto. Tuttavia, non è esattamente facile per lui andare controcorrente nell'autobus pieno, per raggiungere la timbratrice posta di fronte alla porta posteriore. Fatto sta che il controllore sale nel momento stesso in cui la raggiunge.
Bisogna dire che, come ogni vero scienziato, il professor Krupp non assomiglia affatto a uno scienziato. Direi piuttosto che ha l'aria di un barbone o di un immigrato clandestino. Per lui, ottenere di entrare in una banca italiana è un vero dramma. Fatto sta che questo dà la certezza al controllore di aver centrato il bersaglio. Così gli si stampa un sorrisetto ironico sul volto e lo apostrofa dandogli maleducatamente del tu: "Ma guarda un po', ti ricordi di timbrare solo quando vedi il controllore, eh?". Krupp parla un italiano quasi perfetto, anche se con un evidente accento teutonico. "Ach, mi zcuzi tanto, il autobus era pieno, la mia collega è tanto stanka, io ho fatto setere lei poi sono venuto qva a timprare." Ma la vecchia volpe reduce di Rio Tradito (scusa kingfreak) non si fa certo impressionare dalla solita scusa da quattro soldi.
Ne nasce una discussione. Non direi un alterco, perché il professor Krupp è uomo assai pacato e sarebbe dispostissimo a pagare anche la multa; non, però, a subire le illazioni ironiche sulla propria onestà. (Ho visto come fanno le multe nel suo paese: "...e la prossima volta ricordi che questo tipo di biglietto non è valido qui, signore.") Capisce che sull'atteggiamento del controllore influisce il suo atteggiamento dimesso, tira fuori un foglio con l'intestazione del Ministero degli Esteri e spiega che è qui su invito del Governo Italiano e che insomma gli si può credere se dice che il biglietto (pagato in anticipo, peraltro) lo voleva timbrare. Nulla da fare. Il caldo comincia a irritare anche il professor Krupp, che spazientito taglia corto: "I don't speak Italian." Un vero assist per il controllore, novello Sherlock Holmes, che trionfante esclama: "Ah, prima l'italiano lo sai e improvvisamente non lo sai più! Ma guarda che strano!"
La faccenda durerebbe forse ancora a lungo. Tuttavia diversi viaggiatori avevano notato le mosse della coppia e forse anche le condizioni della collega. Così un paio di donne confermano al controllore che la coppia effettivamente era appena salita. Rovinandogli così, forse, una giornata già poco gradevole in sé.
Naturalmente, durante questa vicenda, i numerosi abusivi che popolano ogni autobus romano, scendono, lasciandolo mezzo vuoto.
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4 commenti:
Di solito quando i controllori salgono timbrano un fac-simile, dopo quel momento, se i controllori sono riusciti a timbrare vuol dire che chi è a bordo ha avuto tutto il tempo di timbrare, inoltre il controllore è l'ultimo a salire quindi chi è davanti a lui, se è passato davanti alla macchinetta deve aver timbrato!
Poi c'è l'eccezione, autobus affollato e altre cose, ma se alla richiesta di un titolo di viaggio risulti sprovvisto sei in multa!
Non conosco Roma, ma qua da noi in città gli stranieri ne approfittano molto, "Non capisco!" e "Non sapevo!" prova ad andare in Germania a fare lo gnorri e vedi come ti rispondono, soprattutto dopo che hanno capito che sei italiano!
Purtroppo in Europa ci siamo meritati una cattiva fama. Ricordo io stesso un italiano con l'abbonamento settimanale scaduto da un giorno, a Dublino. Aveva preparato tutta una manfrina nel caso venisse un controllore, addirittura spostando indietro il calendario del suo orologio. Non ne ebbe il tempo: incazzatissimo, il controllore disse "out!" ancora prima che il furbacchione potesse proferire parola, lo prese per un braccio e lo spinse fuori dal mezzo. Chissà, anziché "portoghesi" in Nord Europa diranno "italiani"?
ps. Grazie per la visita. Continua a postare sul tuo bel blog ché ti seguo.
necessita di verificare:)
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