E' stato così che un paio di giorni fa, passando per caso dalle parti del centro commerciale dove lavorava, ho deciso di tentare di avere sue notizie. Ho messo la freccia e mi sono incolonnato a sinistra dove c'è quel semaforo un po' lungo, lo conoscete?, che permette di entrare nel parcheggio del centro commerciale. Davanti al semaforo rosso, nella mia testa volteggiavano numerosi interrogativi e fantasiose ipotesi.
Al reparto di N., quello dei computer, ci sono una ragazza tutta in tiro, con un trucco appariscente, e un ragazzo molto giovane e brufoloso. Mi dirigo verso la ragazza e le chiedo di lui. Lei mi squadra come uno scocciatore.
- E Lei è...
- Un suo amico, volevo salutarlo...
- No, non c'è.
- Ah... e sa quando posso trovarlo?
- No. Non lo so.
Un tantino maleducata, la fanciulla. Di sicuro non ha studiato dalle Orsoline, penso. Persino il suo collega sembra un po' in imbarazzo per quei modi bruschi.
- Ma, senta, per favore, posso chiedere a qualcuno che lo sappia? Cioè potrebbe dirmi se sa che c'è qualcuno a cui, insomma, voglio dire, …
Quando mi innervosisco mi impappino.
- Provi a chiedere nel reparto dove ci sono le lavatrici, vicino all'uscita.
- Grazie.
(E vaffanculo, penso.) Quando mi sono allontanato di una decina di passi, mi rivolto un attimo e la vedo comporre un numero al telefono. Vicino alle lavatrici vago un po' di tempo perché non trovo nessuno. Muovo la testa di qua e di là e infine c'è un signore in giacca e cravatta, apparentemente il direttore, che si avvicina.
- Buongiorno. Le posso essere utile?
Gli spiego che cerco N.
- Lei chi è?
Azz... quasi quasi tiro fuori la carta d'identità e gliela mostro.
- Un amico.
- Un amico, dice, eh? Un amico stretto?
- Un amico!
- Sicuro?
Comincio a essere veramente nervoso. Però non voglio litigare: non sia mai che N. abbia dei problemi coi capi a causa mia.
- Se dico una cosa è quella. Mi sta facendo un interrogatorio! Se mi vuole rispondere bene, altrimenti arrivederci e grazie.
- Noi non diamo informazioni sui nostri dipendenti. Anzi non diamo proprio informazioni.
Giro i tacchi e vado. Non so bene cosa sarebbe potuto uscire dalla mia bocca. Sono veramente incazzato. Questa gente quando ti vuole affibbiare un apparecchio che è un fondo di magazzino è tutta zuccherosa, se invece non sei lì per comprare ti tratta come una merda. Chissà se anche N. è così? No, non credo proprio.
Esco dal centro di umore nero. Subito fuori dal centro commerciale, un ragazzotto si fuma una sigaretta. E' il commesso brufoloso. Mi sorride. Lo guardo. Sembra voler attaccare discorso. Io sono un po' imbarazzato, vorrei dirgli che colleghi stronzi che hai. Ma lui mi sembra uno a posto. Comincia a parlare lui.
- Ma da quanto tempo è che non sentivi N.?
Gli spiego che in realtà non ho notizie di lui da anni.
- Eh, ce ne ha fatte passare quello.
- Prego?
- Lui e la sua mania di prendere in giro i clienti nel blog. I capi leggevano spesso il suo blog, alla ricerca di appigli legali per mandarlo via. Lui esagerava, eh! E in effetti ha esagerato, poveraccio.
Ah, è così. Ora ricordo questa circostanza. Glielo avevano detto di stare attento. Se un cliente si riconosce nel blog, può fare causa all'azienda. Era una paura esagerata, infondata: finché prendi per il fondelli una persona, ma quella non risulta riconoscibile, nessuno ti può querelare. Però cosa ci stanno a fare i dirigenti, se non rompono le scatole ai loro sottoposti? Ora però capisco l'atteggiamento al negozio. La paura di sanzioni, di licenziamenti, o qualcosa del genere.
- Ma io lo leggevo sempre il suo blog. Lui non citava mai i nomi delle persone e nemmeno il nome dell'azienda. Insomma dal punto di vista legale non faceva proprio nulla di sbagliato, di attaccabile.
- Dal punto di vista legale, no. Ma se prendi in giro la persona sbagliata, sono guai.
- E così, lo hanno licenziato?
- Ma no! Magari lo avessero licenziato. Lo hanno ammazzato!
Rimango in apnea una decina di secondi. Vorrei dire qualcosa ma senza emissione di fiato non si riesce.
- Una sparatoria al centro commerciale. E' stata la mafia russa. Sono venuti in tre coi Kalashnikov e hanno sparato centinaia di colpi dappertutto. Una specie di lezione. Noi siamo morti di paura e lui è proprio morto, povero Cristo. Ma non li leggi i giornali? C'erano dieci pagine sul Mattino, e anche sul Corriere della Sera...
Non lo ascolto più. Ora ricordo quel post. Quel maledetto post in cui raccontava di quel russo tatuato che voleva comprare un computer. N., burlone come sempre, lo prese in giro dicendo sono tatuaggi della mafia. Il russo diceva di no, che non era vero e N. rispondeva dai lo so, ho letto un reportage su Focus, te li fanno in carcere e sono come i gradi di un ufficiale. Lo scherzo non era stato gradito dal russo. La mafia è in Italia! rispose. Questi sono i tatuaggi di gruppo di amici che in carcere si trova e fuori dal carcere si aiuta... Scherzando, Orboveggente ci aveva preso in pieno. Ora il brufoloso mi racconta di come N. negli ultimi tempi non fosse più tranquillo. Si sentiva osservato, si guardava in giro, aveva delle sensazioni strane.
Nel parcheggio, strombazza un clacson. Anzi no: non era nel parcheggio. Era dietro di me. Io ero ancora in macchina, davanti al semaforo, in preda alle mie fantasticherie, e non mi ero accorto del verde. Sono salito su. N. c'era ed era vivo e in buona salute. L'ho preso un po' in giro.
- Allora non è vero che ti ha ucciso la mafia russa!
- No, no. Ma ancora ricordo i tatuaggi. Erano proprio quelli che la mafia russa fa a coloro che vanno in carcere.
Ci siamo fatti una bella risata.
- E nemmeno ti volevano licenziare, immagino?
- Forse sì, invece. Negli ultimi tempi del blog, avevo visionato gli accessi e venivano tutti dagli uffici della direzione. Forse erano alla ricerca di qualche elemento che rendesse riconoscibile il negozio. Se gli avessi dato qualche appiglio, può darsi che mi avrebbero licenziato davvero. Ora però abbiamo nuovi proprietari e vedute più larghe.
E così, cari amici, non solo Orboveggente non è morto. Ma forse tornerà al blog. Per quel poco che può pesare il mio parere, l'ho incoraggiato e spero che lo faccia davvero. Ma le belle notizie non sono finite. Lara “Croft” Amélie ha avuto una sorellina. Durante il ritorno a casa, in mezzo al traffico, sorridevo.