giovedì 11 giugno 2009
Pensierino della sera
Mentre correggo gli elaborati, penso alle studentesse della Facoltà di Ingegneria che oggi li hanno svolti. Alcune sono veramente bellissime; altre sono perlomeno giovani, che è già essere a metà strada della bellezza. Le guardavo affascinato e mi veniva in mente l'intervista a Noemi Letizia, che si proponeva di fare carriera nel mondo dello spettacolo o, quasi che fosse la stessa cosa, nella politica:
Noemi, quando la vedremo in politica, alle prossime regionali? «No, preferisco candidarmi alla Camera, al parlamento. Ci penserà Papi Silvio».
Manco le va bene la regione, troppo poco: vuole direttamente il parlamento. E mi chiedevo, ma quando il merito conta meno della merda, chi glielo fa fare a queste ragazze di massacrarsi a studiare matematica, fisica, chimica e a farsi bocciare finché un vecchio barboso barone come me non si ritiene soddisfatto perché hanno imparato per filo e per segno tutti i teoremi?
Noemi, quando la vedremo in politica, alle prossime regionali? «No, preferisco candidarmi alla Camera, al parlamento. Ci penserà Papi Silvio».
Manco le va bene la regione, troppo poco: vuole direttamente il parlamento. E mi chiedevo, ma quando il merito conta meno della merda, chi glielo fa fare a queste ragazze di massacrarsi a studiare matematica, fisica, chimica e a farsi bocciare finché un vecchio barboso barone come me non si ritiene soddisfatto perché hanno imparato per filo e per segno tutti i teoremi?
domenica 7 giugno 2009
Fascisti dentro
Scrivo queste note senza ancora conoscere i risultati definitivi, ma prevedendo com'è inevitabile l'ennesima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi.
Il mio primo pensiero è che a distanza di ormai più di sessant'anni, l'atteggiamento democratico degli italiani è solo una formalità; in realtà, dentro, siamo rimasti in larga maggioranza dei fascisti. Preciso: non credo affatto che il nostro premier sia fascista; penso però che lo siano i suoi elettori, nel profondo del loro inconscio. Ci è rimasto dentro questo desiderio dell'uomo forte, che pensa a tutto, tutto risolve e ci libera della necessità di pensare alla cosa comune. Ci va bene se è forte, ci va ancor meglio se è prepotente e ancor di più se la sua prepotenza è esibita con sfacciataggine. L'atteggiamento popolare nei confronti della politica è paragonabile a quello nei confronti del calcio: ci dividiamo in tifoserie. Così i tifosi berlusconiani godono nel vederlo prevalere sui suoi nemici; non rendendosi conto di essere, nella maggior parte dei casi, loro stessi dalla parte degli sconfitti. Perché sconfitto è, in questa Italia corrotta, chi paga le tasse, chi perde il lavoro, chi tira avanti a stento fino alla fine del mese, chi rispetta le regole.
Sono riluttante ad aggiungere qualcosa alle migliaia di pagine che spiegano come il nostro Presidente del Consiglio sia impresentabile. Provo con una piccola sintesi. Ecco alcune categorie di persone che in Europa o negli Stati Uniti non solo non potrebbero essere capo di governo, ma sarebbero addirittura condannate a sparire dalla scena politica: 1) un politico che legiferi in conflitto con i propri interessi economici; 2) un politico che controlli mezzi di informazione; 3) un politico che attacchi quotidianamente la magistratura, a torto o a ragione; 4) un politico che faccia una legge che depenalizza reati dei quali è accusato; 5) un politico che insulti dei parlamentari europei di altri paesi dando loro del "Kapo'" o che faccia aspettare un capo di governo ospitante dall'altra parte del tappeto rosso, perché ha da parlare al cellulare; 6) un politico che non voglia chiarire alla stampa tutti i dettagli del suo rapporto con una minorenne e al contrario minacci e quereli i giornali che se ne occupano; 7) un politico del quale l'avvocato Mills scrivesse "I turned some very tricky corners, to put it mildly, and so kept Mr B out of a great deal of trouble that I would have landed him in had I said all I knew." (Ho aggirato alcuni spigoli pericolosi, per usare un eufemismo, tenendo in questo modo Mister B fuori da un mare di guai nel quale lo avrei messo se avessi detto tutto ciò che sapevo.) Ebbene, se una sola di queste caratteristiche nel mondo occidentale avanzato esclude una persona per sempre dalla politica, riuscire a restare in sella possedendole tutte e sette insieme rende felice il popolo berlusconiano come una vittoria della nazionale. E se per caso fosse vero che alcuni ministri sono tali per meriti di letto, ciò sarebbe un'ulteriore prova di potenza e quindi una vittoria ancor più gustosa. Che posso dire: contenti loro. Peccato che l'Italia e Mr. B siano diventati la barzelletta di tutto il mondo occidentale, la conferma, della quale davvero non si sentiva il bisogno, di stereotipi e di pregiudizi che oltr'alpe si nutrono sugli italiani. A me questa barzelletta non fa ridere. A me questa barzelletta fa vedere quanto arretrata sia ancora la cultura democratica nel nostro Paese.
Noi italiani giriamo per l'Europa, ma non la vediamo. Non vediamo l'enorme distacco di senso civico che ci separa da loro. Non vediamo che la raccolta differenziata, loro, la fanno da vent'anni, che hanno i termovalorizzatori in città, che pagano il biglietto sull'autobus. Non vediamo che da noi i camionisti guidano anche venti ore al giorno, in disprezzo completo del codice stradale, mentre appena passano la frontiera si mettono subito in regola. Non vediamo di avere un'evasione fiscale di portata tale da potersi considerare un conflitto sociale. E' un infinito provincialismo che ci porta a non vedere queste cose o, se per caso le vediamo, a fare un sorrisetto di scherno e a ritenerci più furbi di quei popoli che vivono tra le nebbie. Ma se un camionista che guida venti ore, o uno che dichiara 10.000 euro e si compra una X5 possono essere ritenuti dei furbi, presi singolarmente, un intero popolo che non rispetta le regole crea un disastro sociale ed economico che si ritorce su quegli stessi furbi, questo è chiaro.
Siamo culturalmente arretrati, nel senso della cultura democratica. Perciò confondiamo la partecipazione politica con la tifoseria e tifiamo per l'uomo potente, prepotente e protervo. Il Mussolini con la faccia del ventunesimo secolo. Mussolini non fu un cattivo politico, nella fase iniziale del suo regime. L'abolizione delle libertà democratiche oggi appare un abominio, ma si trattava di una fase storica diversa. C'era ordine, i treni circolavano in orario e la consegna della posta era più rapida di oggi; così come oggi Berlusconi ha risolto con rapidità il problema dei rifiuti a Napoli, lasciato vergognosamente in piedi da precedenti gestioni di centrosinistra. Poi però, l'assenza di oppositori generò in Mussolini un'illusione di infallibilità e lo condusse a scelte sciagurate e alla rovina della patria. Questo è l'errore da non ripetere: avere un capo del governo al di sopra delle critiche e delle leggi. Dobbiamo un'altra volta sbatterci il grugno? Dobbiamo aspettare il declino economico, la disoccupazione e l'isolamento internazionale per cominciare pensare alla politica in modo più maturo?
Il mio primo pensiero è che a distanza di ormai più di sessant'anni, l'atteggiamento democratico degli italiani è solo una formalità; in realtà, dentro, siamo rimasti in larga maggioranza dei fascisti. Preciso: non credo affatto che il nostro premier sia fascista; penso però che lo siano i suoi elettori, nel profondo del loro inconscio. Ci è rimasto dentro questo desiderio dell'uomo forte, che pensa a tutto, tutto risolve e ci libera della necessità di pensare alla cosa comune. Ci va bene se è forte, ci va ancor meglio se è prepotente e ancor di più se la sua prepotenza è esibita con sfacciataggine. L'atteggiamento popolare nei confronti della politica è paragonabile a quello nei confronti del calcio: ci dividiamo in tifoserie. Così i tifosi berlusconiani godono nel vederlo prevalere sui suoi nemici; non rendendosi conto di essere, nella maggior parte dei casi, loro stessi dalla parte degli sconfitti. Perché sconfitto è, in questa Italia corrotta, chi paga le tasse, chi perde il lavoro, chi tira avanti a stento fino alla fine del mese, chi rispetta le regole.
Sono riluttante ad aggiungere qualcosa alle migliaia di pagine che spiegano come il nostro Presidente del Consiglio sia impresentabile. Provo con una piccola sintesi. Ecco alcune categorie di persone che in Europa o negli Stati Uniti non solo non potrebbero essere capo di governo, ma sarebbero addirittura condannate a sparire dalla scena politica: 1) un politico che legiferi in conflitto con i propri interessi economici; 2) un politico che controlli mezzi di informazione; 3) un politico che attacchi quotidianamente la magistratura, a torto o a ragione; 4) un politico che faccia una legge che depenalizza reati dei quali è accusato; 5) un politico che insulti dei parlamentari europei di altri paesi dando loro del "Kapo'" o che faccia aspettare un capo di governo ospitante dall'altra parte del tappeto rosso, perché ha da parlare al cellulare; 6) un politico che non voglia chiarire alla stampa tutti i dettagli del suo rapporto con una minorenne e al contrario minacci e quereli i giornali che se ne occupano; 7) un politico del quale l'avvocato Mills scrivesse "I turned some very tricky corners, to put it mildly, and so kept Mr B out of a great deal of trouble that I would have landed him in had I said all I knew." (Ho aggirato alcuni spigoli pericolosi, per usare un eufemismo, tenendo in questo modo Mister B fuori da un mare di guai nel quale lo avrei messo se avessi detto tutto ciò che sapevo.) Ebbene, se una sola di queste caratteristiche nel mondo occidentale avanzato esclude una persona per sempre dalla politica, riuscire a restare in sella possedendole tutte e sette insieme rende felice il popolo berlusconiano come una vittoria della nazionale. E se per caso fosse vero che alcuni ministri sono tali per meriti di letto, ciò sarebbe un'ulteriore prova di potenza e quindi una vittoria ancor più gustosa. Che posso dire: contenti loro. Peccato che l'Italia e Mr. B siano diventati la barzelletta di tutto il mondo occidentale, la conferma, della quale davvero non si sentiva il bisogno, di stereotipi e di pregiudizi che oltr'alpe si nutrono sugli italiani. A me questa barzelletta non fa ridere. A me questa barzelletta fa vedere quanto arretrata sia ancora la cultura democratica nel nostro Paese.
Noi italiani giriamo per l'Europa, ma non la vediamo. Non vediamo l'enorme distacco di senso civico che ci separa da loro. Non vediamo che la raccolta differenziata, loro, la fanno da vent'anni, che hanno i termovalorizzatori in città, che pagano il biglietto sull'autobus. Non vediamo che da noi i camionisti guidano anche venti ore al giorno, in disprezzo completo del codice stradale, mentre appena passano la frontiera si mettono subito in regola. Non vediamo di avere un'evasione fiscale di portata tale da potersi considerare un conflitto sociale. E' un infinito provincialismo che ci porta a non vedere queste cose o, se per caso le vediamo, a fare un sorrisetto di scherno e a ritenerci più furbi di quei popoli che vivono tra le nebbie. Ma se un camionista che guida venti ore, o uno che dichiara 10.000 euro e si compra una X5 possono essere ritenuti dei furbi, presi singolarmente, un intero popolo che non rispetta le regole crea un disastro sociale ed economico che si ritorce su quegli stessi furbi, questo è chiaro.
Siamo culturalmente arretrati, nel senso della cultura democratica. Perciò confondiamo la partecipazione politica con la tifoseria e tifiamo per l'uomo potente, prepotente e protervo. Il Mussolini con la faccia del ventunesimo secolo. Mussolini non fu un cattivo politico, nella fase iniziale del suo regime. L'abolizione delle libertà democratiche oggi appare un abominio, ma si trattava di una fase storica diversa. C'era ordine, i treni circolavano in orario e la consegna della posta era più rapida di oggi; così come oggi Berlusconi ha risolto con rapidità il problema dei rifiuti a Napoli, lasciato vergognosamente in piedi da precedenti gestioni di centrosinistra. Poi però, l'assenza di oppositori generò in Mussolini un'illusione di infallibilità e lo condusse a scelte sciagurate e alla rovina della patria. Questo è l'errore da non ripetere: avere un capo del governo al di sopra delle critiche e delle leggi. Dobbiamo un'altra volta sbatterci il grugno? Dobbiamo aspettare il declino economico, la disoccupazione e l'isolamento internazionale per cominciare pensare alla politica in modo più maturo?
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