venerdì 20 giugno 2008
I presudosondaggi di Sky Tg24
Normalmente rifuggo dal turpiloquio. Mi sembra una scorciatoia lessicale troppo breve. Però stasera l'ennesimo sondaggio di Sky me le ha fatte proprio girare. Così ho scritto la seguente e-mail per la redazione:
"Oggetto: sondaggi fasulli"
Sarebbe il caso di smetterla di fare questi sondaggi del cavolo. L'hanno capito ormai tutti che come ve ne uscite con un sondaggio sul governo parte una telefonata da Arcore e tutti i lecchini del Berlusca votano come devono. La novità di stasera, che l'83% degli italiani sarebbero d'accordo con l'ultima cazzata sparata dallo psiconano sull'Europa fa veramente ridere. Per non parlare delle intercettazioni.
Soprattutto: tutto ciò vi squalifica come telegiornale obiettivo."
Per chi non è informato: Sky Tg24 effettua quotidianamente un sondaggio su argomenti di attualità, al quale è possibile rispondere premendo il telecomando Sky o via internet. Osservo che il termine sondaggio è del tutto fuori luogo in quanto si sa bene che questo tipo di indagine dà risultati del tutto inaffidabili. Ciò è riconosciuto sul sito internet, mentre non vi si fa menzione in TV. Il motivo per cui si fanno questi sondaggi è facilmente intuibile: per rispondere con il telecomando occorre collegare il decoder alla linea telefonica. La via a cedere alla tentazione di acquistare un qualche evento risulta così accorciata. Però l'occasione di sfruttare questi eventi per propaganda politica è troppo ghiotta e si ottengono risultati ridicoli come:
"Berlusconi: All'Europa serve un drizzone, va sottratta alla burocrazia e restituita ai popoli. Sei d'accordo?" Risposta: sì all'83%; "Sei favorevole alla misura nel Ddl sulle intercettazioni che prevede fino a 3 anni di carcere per chi le pubblica?" Risposta: sì al 65% XD
All'Europa serve un drizzone! Ma come parla il nostro presidente del Consiglio? Vuole "drizzarla" lui la schiena all'Europa? Ma andiamo, se stanno ancora ridendo per la figuraccia che fece nel Parlamento Europeo!
"Oggetto: sondaggi fasulli"
Sarebbe il caso di smetterla di fare questi sondaggi del cavolo. L'hanno capito ormai tutti che come ve ne uscite con un sondaggio sul governo parte una telefonata da Arcore e tutti i lecchini del Berlusca votano come devono. La novità di stasera, che l'83% degli italiani sarebbero d'accordo con l'ultima cazzata sparata dallo psiconano sull'Europa fa veramente ridere. Per non parlare delle intercettazioni.
Soprattutto: tutto ciò vi squalifica come telegiornale obiettivo."
Per chi non è informato: Sky Tg24 effettua quotidianamente un sondaggio su argomenti di attualità, al quale è possibile rispondere premendo il telecomando Sky o via internet. Osservo che il termine sondaggio è del tutto fuori luogo in quanto si sa bene che questo tipo di indagine dà risultati del tutto inaffidabili. Ciò è riconosciuto sul sito internet, mentre non vi si fa menzione in TV. Il motivo per cui si fanno questi sondaggi è facilmente intuibile: per rispondere con il telecomando occorre collegare il decoder alla linea telefonica. La via a cedere alla tentazione di acquistare un qualche evento risulta così accorciata. Però l'occasione di sfruttare questi eventi per propaganda politica è troppo ghiotta e si ottengono risultati ridicoli come:
"Berlusconi: All'Europa serve un drizzone, va sottratta alla burocrazia e restituita ai popoli. Sei d'accordo?" Risposta: sì all'83%; "Sei favorevole alla misura nel Ddl sulle intercettazioni che prevede fino a 3 anni di carcere per chi le pubblica?" Risposta: sì al 65% XD
All'Europa serve un drizzone! Ma come parla il nostro presidente del Consiglio? Vuole "drizzarla" lui la schiena all'Europa? Ma andiamo, se stanno ancora ridendo per la figuraccia che fece nel Parlamento Europeo!
sabato 14 giugno 2008
Il biglietto non timbrato
Premetto: questo, più che un blog, è un diario privato che affido alla rete, forse perché affascinato dal fatto che anche se non lo legge nessuno, qualcuno lo potrebbe leggere.
Non che mi manchino le cose da scrivere: me ne manca tuttavia il tempo. Se avessi 48 ore al giorno, posterei quotidianamente i miei pensieri. Soprattutto quelli controcorrente. Per dire, c'è il 90% di probabilità che io la pensi in modo radicalmente diverso da te sugli zingari e sulla politica internazionale. Anche su Alitalia, sull'abolizione dell'ICI e tant'altro. Ma forse non lo saprai mai (e vivrai ugualmente bene).
Mi sono imbattuto nel blog "Noticketonthebus" di kingfreak, controllore che racconta le sue vicissitudini, in modo quasi poetico direi, e contemporaneamente si propone di migliorare il senso civico al riguardo. Complimenti vivissimi a kingfreak perché una sintesi migliore dei due obiettivi sarebbe davvero impossibile.
Giusto perché mi piace essere controcorrente, ma senza intenzione di contrapposizione, vorrei raccontare una storia in cui il "buono" è l'abusivo e il "cattivo" è il controllore; è una storia vera.
Roma, l'una di una rovente giornata di luglio. Il professor Krupp e la professoressa Meyer, matematici di fama internazionale (ho cambiato i nomi ma loro esistono veramente) aspettano da lungo tempo l'autobus. Il professore brandisce i due biglietti in mano, come se tenerli così, pronti, possa velocizzare l'arrivo del mezzo pubblico. Il fisico esile della professoressa è un po' spossato da un'afa alla quale non è abituata. Lei non vorrebbe darlo a vedere, ma il professor Krupp lo capisce. Ci si potrebbe chiedere perché non prendono il taxi. Il fatto è che entrambi sono abituati all'autobus. Nelle loro città, infatti, si muovono esclusivamente con i mezzi pubblici, funzionanti e puntuali. Tanto che nessuno di loro due ha ritenuto di dover comprare un'automobile. L'attesa si prolunga fino a quasi una mezz'ora, quando finalmente l'autobus arriva.
Ahimé, è pieno. La gente sale da tutte e tre le porte, inclusa quella centrale che sarebbe riservata alla discesa. Il professor Krupp dà un'occhiata alla sua collega. Gli pare di scorgere sul suo viso un moto di scoramento. La sua onorabilità di gentiluomo vecchio stampo è sollecitata a proteggere la damigella in difficoltà; quindi, sentendosi in dovere di prendere in mano la situazione, decide. "Kommen Sie mit, bitte" dice alla collega, e trova un varco nella porta centrale. Per di più, quasi miracolosamente, un posto liberatosi proprio accanto alla porta in occasione della discesa è vicino. Con decisione aiuta la professoressa Meyer ad accomodarsi. Scambia qualche parola di conforto con lei, forse si attarda un po', cullandosi in questo successo cavalleresco. Poi viene il momento di timbrare il biglietto. Tuttavia, non è esattamente facile per lui andare controcorrente nell'autobus pieno, per raggiungere la timbratrice posta di fronte alla porta posteriore. Fatto sta che il controllore sale nel momento stesso in cui la raggiunge.
Bisogna dire che, come ogni vero scienziato, il professor Krupp non assomiglia affatto a uno scienziato. Direi piuttosto che ha l'aria di un barbone o di un immigrato clandestino. Per lui, ottenere di entrare in una banca italiana è un vero dramma. Fatto sta che questo dà la certezza al controllore di aver centrato il bersaglio. Così gli si stampa un sorrisetto ironico sul volto e lo apostrofa dandogli maleducatamente del tu: "Ma guarda un po', ti ricordi di timbrare solo quando vedi il controllore, eh?". Krupp parla un italiano quasi perfetto, anche se con un evidente accento teutonico. "Ach, mi zcuzi tanto, il autobus era pieno, la mia collega è tanto stanka, io ho fatto setere lei poi sono venuto qva a timprare." Ma la vecchia volpe reduce di Rio Tradito (scusa kingfreak) non si fa certo impressionare dalla solita scusa da quattro soldi.
Ne nasce una discussione. Non direi un alterco, perché il professor Krupp è uomo assai pacato e sarebbe dispostissimo a pagare anche la multa; non, però, a subire le illazioni ironiche sulla propria onestà. (Ho visto come fanno le multe nel suo paese: "...e la prossima volta ricordi che questo tipo di biglietto non è valido qui, signore.") Capisce che sull'atteggiamento del controllore influisce il suo atteggiamento dimesso, tira fuori un foglio con l'intestazione del Ministero degli Esteri e spiega che è qui su invito del Governo Italiano e che insomma gli si può credere se dice che il biglietto (pagato in anticipo, peraltro) lo voleva timbrare. Nulla da fare. Il caldo comincia a irritare anche il professor Krupp, che spazientito taglia corto: "I don't speak Italian." Un vero assist per il controllore, novello Sherlock Holmes, che trionfante esclama: "Ah, prima l'italiano lo sai e improvvisamente non lo sai più! Ma guarda che strano!"
La faccenda durerebbe forse ancora a lungo. Tuttavia diversi viaggiatori avevano notato le mosse della coppia e forse anche le condizioni della collega. Così un paio di donne confermano al controllore che la coppia effettivamente era appena salita. Rovinandogli così, forse, una giornata già poco gradevole in sé.
Naturalmente, durante questa vicenda, i numerosi abusivi che popolano ogni autobus romano, scendono, lasciandolo mezzo vuoto.
Non che mi manchino le cose da scrivere: me ne manca tuttavia il tempo. Se avessi 48 ore al giorno, posterei quotidianamente i miei pensieri. Soprattutto quelli controcorrente. Per dire, c'è il 90% di probabilità che io la pensi in modo radicalmente diverso da te sugli zingari e sulla politica internazionale. Anche su Alitalia, sull'abolizione dell'ICI e tant'altro. Ma forse non lo saprai mai (e vivrai ugualmente bene).
Mi sono imbattuto nel blog "Noticketonthebus" di kingfreak, controllore che racconta le sue vicissitudini, in modo quasi poetico direi, e contemporaneamente si propone di migliorare il senso civico al riguardo. Complimenti vivissimi a kingfreak perché una sintesi migliore dei due obiettivi sarebbe davvero impossibile.
Giusto perché mi piace essere controcorrente, ma senza intenzione di contrapposizione, vorrei raccontare una storia in cui il "buono" è l'abusivo e il "cattivo" è il controllore; è una storia vera.
Roma, l'una di una rovente giornata di luglio. Il professor Krupp e la professoressa Meyer, matematici di fama internazionale (ho cambiato i nomi ma loro esistono veramente) aspettano da lungo tempo l'autobus. Il professore brandisce i due biglietti in mano, come se tenerli così, pronti, possa velocizzare l'arrivo del mezzo pubblico. Il fisico esile della professoressa è un po' spossato da un'afa alla quale non è abituata. Lei non vorrebbe darlo a vedere, ma il professor Krupp lo capisce. Ci si potrebbe chiedere perché non prendono il taxi. Il fatto è che entrambi sono abituati all'autobus. Nelle loro città, infatti, si muovono esclusivamente con i mezzi pubblici, funzionanti e puntuali. Tanto che nessuno di loro due ha ritenuto di dover comprare un'automobile. L'attesa si prolunga fino a quasi una mezz'ora, quando finalmente l'autobus arriva.
Ahimé, è pieno. La gente sale da tutte e tre le porte, inclusa quella centrale che sarebbe riservata alla discesa. Il professor Krupp dà un'occhiata alla sua collega. Gli pare di scorgere sul suo viso un moto di scoramento. La sua onorabilità di gentiluomo vecchio stampo è sollecitata a proteggere la damigella in difficoltà; quindi, sentendosi in dovere di prendere in mano la situazione, decide. "Kommen Sie mit, bitte" dice alla collega, e trova un varco nella porta centrale. Per di più, quasi miracolosamente, un posto liberatosi proprio accanto alla porta in occasione della discesa è vicino. Con decisione aiuta la professoressa Meyer ad accomodarsi. Scambia qualche parola di conforto con lei, forse si attarda un po', cullandosi in questo successo cavalleresco. Poi viene il momento di timbrare il biglietto. Tuttavia, non è esattamente facile per lui andare controcorrente nell'autobus pieno, per raggiungere la timbratrice posta di fronte alla porta posteriore. Fatto sta che il controllore sale nel momento stesso in cui la raggiunge.
Bisogna dire che, come ogni vero scienziato, il professor Krupp non assomiglia affatto a uno scienziato. Direi piuttosto che ha l'aria di un barbone o di un immigrato clandestino. Per lui, ottenere di entrare in una banca italiana è un vero dramma. Fatto sta che questo dà la certezza al controllore di aver centrato il bersaglio. Così gli si stampa un sorrisetto ironico sul volto e lo apostrofa dandogli maleducatamente del tu: "Ma guarda un po', ti ricordi di timbrare solo quando vedi il controllore, eh?". Krupp parla un italiano quasi perfetto, anche se con un evidente accento teutonico. "Ach, mi zcuzi tanto, il autobus era pieno, la mia collega è tanto stanka, io ho fatto setere lei poi sono venuto qva a timprare." Ma la vecchia volpe reduce di Rio Tradito (scusa kingfreak) non si fa certo impressionare dalla solita scusa da quattro soldi.
Ne nasce una discussione. Non direi un alterco, perché il professor Krupp è uomo assai pacato e sarebbe dispostissimo a pagare anche la multa; non, però, a subire le illazioni ironiche sulla propria onestà. (Ho visto come fanno le multe nel suo paese: "...e la prossima volta ricordi che questo tipo di biglietto non è valido qui, signore.") Capisce che sull'atteggiamento del controllore influisce il suo atteggiamento dimesso, tira fuori un foglio con l'intestazione del Ministero degli Esteri e spiega che è qui su invito del Governo Italiano e che insomma gli si può credere se dice che il biglietto (pagato in anticipo, peraltro) lo voleva timbrare. Nulla da fare. Il caldo comincia a irritare anche il professor Krupp, che spazientito taglia corto: "I don't speak Italian." Un vero assist per il controllore, novello Sherlock Holmes, che trionfante esclama: "Ah, prima l'italiano lo sai e improvvisamente non lo sai più! Ma guarda che strano!"
La faccenda durerebbe forse ancora a lungo. Tuttavia diversi viaggiatori avevano notato le mosse della coppia e forse anche le condizioni della collega. Così un paio di donne confermano al controllore che la coppia effettivamente era appena salita. Rovinandogli così, forse, una giornata già poco gradevole in sé.
Naturalmente, durante questa vicenda, i numerosi abusivi che popolano ogni autobus romano, scendono, lasciandolo mezzo vuoto.
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